
Pala di Sant’Orsola
Ritorna sull’altare della chiesa del “Santissimo Salvatore”, per il quale fu creata, la splendida pala cinquecentesca che raffigura Sant’Orsola.

Cupola SS.Salvatore
I bombardamenti del ‘43 danneggiarono gravemente la splendida cupola dipinta da Vito D’Anna. Nel 1959 intervenne l’architetto Franco Minissi, che doveva trasformare la chiesa in auditorium, ma il progetto non fu mai completato. Le due anime della chiesa – spazio polivalente e luogo di culto – hanno convissuto serenamente finora. Nessuno degli arredi è mai tornato “a casa”. La pala di Sant’Orsola, recentemente restaurata dalla Sovrintendenza, quindi, è il primo passo verso la sua riconfigurazione iconografica. Il restauro ha permesso anche l’attribuzione della tavola: gli studi di Maria Reginella hanno infatti permesso di individuare la “mano” del fiammingo Simone de Wobreck, attivo a Palermo tra il 1558 e il 1587.

Bernardo Tortorici di Raffadali
«Gli interventi sull’altare di Sant’Orsola hanno permesso questo primo passo verso il rientro completo degli apparati artistici che decoravano il SS.Salvatore – interviene Bernardo Tortorici di Raffadali – e che oggi si trovano disseminati in diversi luoghi. Sapere che tutti questi lavori sono stati finanziati grazie al contributo degli ingressi turistici, rafforza l’idea che la gestione del patrimonio culturale possa (e debba) contribuire alla salvaguardia dei beni».
Domenica 23 ottobre, sarà una giornata piena di appuntamenti. Chi vorrà incamminarsi verso l’Albergheria, potrà imbattersi nella piccola chiesa dell’Origlione, dove è stato appena portato alla luce un affresco attribuito a Pietro Novelli, che affiora sotto uno spesso strato di intonaco bianco, sullo sfondo di candidi fregi barocchi.
La chiesa sarà aperta gratuitamente dalle 10 alle 18,30 grazie al main sponsor “Il Gioco del Lotto” che consentirà di conoscere la storia di quest’altro gioiello della nostra città. Costruita nel ‘600 in supporto al vicino convento di monache benedettine, la chiesa dell’Origlione fu dotata nel 1717 di un camminamento sui palazzi vicini che consentiva alle religiose di raggiungere la loggia sul Cassaro.

Chiesa dell’Origlione
Travagliata la storia delle sue inquiline: nel 1532, nove monache “pel desiderio di menar vita più rigida ed austera” uscirono dall’Origlione per fondare il convento dei Sett’Angeli. Al loro posto, si insediarono le monache olivetane delle Repentite, il cui comportamento scandaloso e “troppo vicino” all’abitato, fece sì che venissero dirottate in altri monasteri. Abbandonata nel 1866 per la requisizione dei beni ecclesiastici, il 9 maggio 1943 la chiesetta venne danneggiata dai bombardamenti che rasero al suolo il convento.
Sempre domenica, si dovrà approfittare della possibilità di visitare il palcoscenico del Teatro Massimo: lo scorso weekend sono stati più di 1200 a mettersi in fila per vederlo. La visita guidata alla scoperta dei mestieri del teatro, è possibile dalle 12.30 alle 17, ma chi si presenterà al botteghino con un coupon del Festival (già utilizzato o non ancora utilizzato), potrà assistere a uno spettacolo in Sala Grande, al prezzo poco più che simbolico di 5 euro, a scelta tra “Il Pinocchio (mal) visto dal gatto e la volpe” con Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, regia del Collettivo Shorovsky (29/30 ottobre), e “Babbelish, ovvero i fratelli gabbati” (3/4 dicembre).

Jali Diabate
Infine, sempre domenica, ma alle 11, nella chiesa del SS.Salvatore, un concerto farà incontrare per la prima volta tre grandi artisti, portatori di un unico messaggio di pace e unione: il senegalese Jali Diabate, voce ekora (l’arpa africana); il siciliano Giuseppe Di Bella, voce e chitarra; l’arabo Faisal Taher, voce e oud. Si esibiranno prima da soli, poi in un’unica performance, intrecciando suoni, culture differenti e atmosfere. L’evento si realizza in collaborazione con “PromoArtPalermo” di Aura Lopes con la direzione artistica di Roberto Bellavia. Costo del biglietto: 10 euro. Parte del ricavato dei concerti verrà utilizzata per sostenere progetti di reinserimento lavorativo e sociale di ex detenuti del Malaspina.
Gilda Sciortino